L’ultimo telefono Google promette di trasformare i ricordi della vita in esperienze perfette e sorrisi impeccabili grazie all’intelligenza artificiale. Contro la perfezione digitale, il ritorno allo scatto analogico offre un modo per riscoprire la bellezza dell’imperfezione.
Scattare foto dei momenti significativi va al di là dell’ossessione di condividerle sui social media o simili. Queste immagini rappresentano frammenti, ricordi da sfogliare quando la giornata è particolarmente lunga o da condividere con amici e familiari. C’è un desiderio di catturare l’essenza di un momento.
Quest’esperienza, amplificata dall’avvento di smartphone dotati di fotocamere sempre più avanzate, sta raggiungendo un nuovo grado di evoluzione incorporando tecnologie di intelligenza artificiale.
L’Intelligenza artificiale negli scatti quotidiani
Nel processo di sviluppo delle caratteristiche del nuovo Pixel 8 Pro, Google non ha considerato coloro che trovano soddisfazione nella sfida di catturare l’immagine perfetta senza l’ausilio eccessivo della tecnologia.
La funzionalità “magic editor” permette di ritoccare senza soluzione di continuità le immagini utilizzando l’IA, mentre la “best take” può sostituire elementi chiave nelle foto. Questo potrebbe semplificare il processo, ma sorge la domanda se sia veramente necessario.
Chi l’ha detto poi che nelle foto dobbiamo sempre sorridere? Che spazio avranno mai smorfie bizzarre ed effetti di ombre?
Uno storia che si ripete?
Già nel 1931 Walter Benjamin, nel suo “Piccola storia della fotografia”, discuteva della magia intrinseca alle prime fotografie e della perdita di questa “aura” nelle fotografie successive. Questo concetto può essere applicato anche alle moderne tecnologie fotografiche.
Mentre il progresso offre la possibilità di catturare sempre più dettagli (finendo come nel nostro caso a crearne anche dal nulla), è opportuno chiedersi se si sta sacrificando l’autenticità e la sorpresa per una perfezione artificiale. E quando parliamo di perfezione, a quali canoni stiamo facendo riferimento?
L’analogico come forma di digital detox
In un periodo in cui l’intelligenza artificiale inizia a colonizzare il nostro presente, potremmo pensare di ridare materialità almeno ai nostri ricordi fotografici. Proprio come per i dumbphone, optare per un approccio analogico diventa un’esperienza di ritorno alle radici, un modo di catturare momenti con una genuinità e un’onestà.
La sensazione tattile di maneggiare una macchina fotografica analogica, caricare pellicole e sentire il clic meccanico dello scatto crea una connessione più intima con il processo fotografico, consentendo di apprezzare appieno la bellezza della realtà circostante senza le distrazioni.
L’arte di catturare l’imperfetto
La magia della fotografia analogica risiede nella sua capacità di catturare la realtà senza il filtro della perfezione digitale. Senza l’ampia gamma di opzioni per ritoccare e modificare le immagini, la fotografia analogica ci costringe a fidarci della nostra abilità di scattare la foto perfetta fin dal principio. Questa autenticità aggiunge un valore intrinseco alle immagini, creando un legame più profondo tra il fotografo e il soggetto.
Un altro vantaggio significativo dell’utilizzo di una macchina fotografica analogica è la sua natura meno invasiva nel processo fotografico. Senza la necessità di correggere e modificare digitalmente, possiamo concentrarci maggiormente sulla ricerca della bellezza grezza della vita. La spontaneità e l’immediatezza delle foto analogiche catturano i momenti nella loro forma più pura, senza la necessità di manipolazioni post-produzione.
La fotografia ha bisogno dell’intelligenza artificiale?
Gli ultimi strumenti presi in esame in questo articolo sembrano essere utilizzati principalmente per rendere le rappresentazioni della realtà più uniformi a standard prestabiliti. Ciò solleva domande sul vero scopo di tali innovazioni e se sia opportuno riconsiderare come utilizzarle per arricchire l’esperienza di cattura dei ricordi.
Anche l’osservazione dei nuovi fenomeni digitali costituisce parte del processo di comprensione della relazione tra sviluppo tecnologico e benessere umane. Come Digital Detox Design ci impegniamo per proporre un’analisi capace di ispirare un maggiore equilibrio in questo rapporto, approfondendo i legami intimi tra tecnologia e sapere, senza farci prendere da nostalgie prive di senso ma nemmeno da un entusiasmo acritico nei confronti del nuovo.
E tu? Come scatterai la prossima foto?