Un approccio integrato alla comprensione del rapporto con il digitale non può limitarsi a vagliare gli aspetti positivi delle tecnologie, ma analizzare anche i rischi connessi a internet. Tra questi, il cyberbullismo rappresenta un’esperienza, spesso drammatica, per molti giovani utenti.
Siamo nel 2024. Le intelligenze artificiali evolvono a una velocità esponenziale, indossiamo visori per la realtà aumentata, impiantiamo chip neurali: se guardato da questa prospettiva sembra di vivere in un film di fantascienza. Proiettati sulla strada del progresso tecnologico, a volte è facile dimenticare difficoltà che hanno segnato la crescita di molti di noi, non perché facciano necessariamente parte di un passato risolto, ma perché semplicemente a livello personale lo consideriamo un capitolo chiuso.
Certe angherie magari non ci hanno riguardato direttamente. Magari a essere vittima di scherzi più o meno crudeli, stigmatizzazioni e violenze verbali e fisiche era il nostro compagno di banco o la nostra migliore amica. All’epoca magari il web non esisteva e certamente non passavamo ore su TikTiok e BeReal, ma guardare al passato può aiutarci a trovare le analogie, e le differenze, con il cyberbullismo di oggi.
Mente in un precedente articolo, abbiamo trattato del rapporto tra infanzia e digitale, con questo vogliamo esplorare un fenomeno che, anche a causa di un precoce vita online e una bassa educazione al mezzo, interessa sempre più giovani utenti con conseguenze sempre più serie.
I caratteri specifici del cyberbullismo
Il cyberbullismo ha visto una crescita significativa con l’evoluzione delle tecnologie e delle modalità di interazione. Diversamente dal bullismo, presenta caratteristiche che lo rendono particolarmente subdolo, come l’anonimato degli aggressori, che permette di agire senza paura di essere identificati o affrontati direttamente. Questo abbassa le barriere morali e inibisce la responsabilizzazione personale, favorendo comportamenti spesso ancora più dannosi.
Le piattaforme poi offrono strumenti semplici e immediati per perpetrare attacchi con grande visibilità. I più giovani inoltre possiedono competenze specifiche che complicano ulteriormente la sorveglianza e l’intervento da parte di genitori e insegnanti che potrebbero ignorare le piattaforme e i meccanismi di queste.
Un’altra caratteristica è la persistenza delle informazioni online. Una volta pubblicati, i contenuti possono rimanere accessibili per un tempo indefinito, che così si prolunga nei giorni, nei mesi e negli anni, visto inoltre quanto sia difficile la rimozione dei dati. Questa persistenza amplifica il trauma subito dalla vittima, che si trova a dover convivere con le conseguenze anche a lungo termine.
Alcuni dati sul fenomeno
Secondo un’indagine dell’Osservatorio indifesa di Terre des Hommes e OneDay, il cyberbullismo tende a colpire maggiormente le ragazze rispetto ai ragazzi. La ricerca, che ha coinvolto più di 1700 giovani tra i 14 e i 26 anni in tutta Italia, ha rivelato che il 65% dei partecipanti ha subito violenza, con il 19% di questi che ha riportato episodi di cyberbullismo.
Secondo il campione i cyberbulli prenderebbero di mira l’aspetto fisico (79%), seguito dall’orientamento sessuale (15%), la condizione economica (11%), l’origine etnica e geografica (10.5%), l’identità di genere (9%), la disabilità (5%) e la religione (4%). Le conseguenze di queste violenze sono profonde e durature: il 75% dei giovani vittime di queste pratiche riferisce una perdita di autostima, sicurezza e fiducia negli altri; il 47% soffre di ansia sociale e attacchi di panico; il 45% riporta isolamento e allontanamento dai coetanei.
Le forme di cyberbullismo
Questa violenza digitale si manifesta attraverso diverse forme. Infatti non esiste un unico modus operandi che definisce il fenomeno, ma una costellazione di attività in continua evoluzione:
- Flaming: discussioni accese e insulti tra due o più utenti su piattaforme pubbliche. Queste interazioni, spesso molto aggressive, possono rapidamente degenerare in atti di violenza verbale estrema.
- Happy Slapping: registrare e diffondere video di aggressioni fisiche reali. Questa pratica unisce violenza fisica e umiliazione pubblica, causando danni psicologici significativi.
- Impersonation: utilizzare l’identità di qualcun altro per inviare messaggi o post dannosi. Questa forma di abuso può distruggere la reputazione della vittima e creare confusione tra i suoi contatti.
- Denigration: diffondere false informazioni o maldicenze per danneggiare la reputazione di una persona. Questo tipo di attacco mira a isolare socialmente la vittima, colpendo la sua immagine pubblica e le relazioni personali.
L’A-B-C contro il cyberbullismo
È essenziale un approccio integrato che coinvolga educazione, prevenzione e intervento. Educare all’uso responsabile e consapevole del digitale non deve essere qualcosa di relegato a qualche ora messa a disposizione dagli insegnanti, ma inserito in modo strutturato con il supporto di figure specializzate.
Anche se questi comportamenti riguardano principalmente i giovanissimi quando facciamo formazione non dobbiamo rivolgerci unicamente agli studenti. Anche gli adulti devono essere formati per riconoscere i segnali e intervenire prontamente. Stesso discorso dovrebbe essere fatto per chi si occupa dello sviluppo delle piattaforme digitali, al fine di promuovere l’implementazione di strumenti e politiche per prevenire e combattere il fenomeno, garantendo la sicurezza e il benessere di tutti gli utenti.
Le vittime devono essere protette e ricevere un supporto psicologico e legale adeguato per superare le conseguenze delle violenze subite. È dunque attraverso un impegno collettivo e multidisciplinare, che coinvolge ragazze e ragazzi, genitori, insegnanti ma anche programmatori e responsabili delle piattaforme social che si offre la possibilità di creare un ambiente digitale sicuro e positivo.
Conoscere per vivere bene online
Il cyberbullismo rappresenta una sfida per il benessere digitale. Educazione, prevenzione e supporto sono le chiavi per proteggere e promuovere un uso sano e costruttivo delle tecnologie. La società oggi non finisce nelle strade, nei quartieri e nelle piazze ma si interseca costantemente con reti wi-fi, cablaggi e dispositivi elettronici. Per questo è fondamentale lavorare insieme, anche sul web, per una società digitale più sicura e inclusiva.
Il cyberbullismo è un crimine, che spesso si esprime in modo silenzioso, invisibile ai più, ma che può creare grande sofferenza. Ricordarci di questo può aiutarci a creare ambienti in cui ogni persona possa sentirsi rispettata e protetta.